

Definizione di normalità, neurodiversità, neurodivergenza
La normalità è un concetto statistico, ovvero parliamo della maggioranza delle persone su questa terra che condivide caratteristiche fisiche, mentali e comportamentali simili o comunque facilmente gestibili all'interno del sistema. Non ha quindi nessuna sfumatura buona o cattiva, ma semplicemente una connotazione economica.
La neurodiversità è un concetto biologico e significa che nessun essere umano è identico ad un altro, cosi come il tono della nostra voce. Siamo tutti unici e neurodiversi.
La neurodivergenza è sempre un concetto statistico, un sotto insieme degli esseri umani che condivide caratteristiche mentali e comportamentali atipiche rispetto alla normalità, che non gli permettono di vivere questo mondo cosi come è stato progetto, ma necessitano di strumenti di supporto (perchè non possiamo creare tanti mondi quante sono le divergenze, ma le persone in minoranza vendono aiutate a stare nel mondo progettato per la maggioranza.
Le neurodivergenze più diffuse e vicine a noi
Autismo
L'autismo è una condizione neurodivergente che influisce sul modo in cui una persona comunica, interagisce socialmente e percepisce il mondo.
Epidemiologia dell'autismo - quanti sono gli autistici nel mondo?
Per capire quante persone autistiche ci sono rispetto alla popolazione mondiale non autistica, è necessario inannzittuo capire che si prendono in considerazione le persone con una diagnosi accreditata,
La prevalenza citata in un articolo di Ziedal et al (2023) ci dice che il valore mediano dell'autismo è di 65 ogni 10,000 quindi 0.65 su 100. Questo tenendo conto che nel mondo l'accesso alla diagnosi non è uguale dappertutto, i paesi più arretrati hanno meno accesso rispetto a quelli più evoluti.
In Italia con Scattoni et al (2023) siamo sui 9.8 per 1000 persone, quindi poco meno di 1 ogni 100 persone ha una diagnosi di autismo
Le caratteristiche variano molto da persona a persona, ma generalmente includono:
1. Difficoltà nella comunicazione sociale
Linguaggio verbale e non verbale può essere diverso o assente.
Difficoltà a comprendere espressioni facciali, tono di voce, gesti.
Conversazioni spesso unilaterali o con difficoltà a mantenere il turno di parola.
2. Comportamenti ripetitivi e interessi ristretti
Ripetizione di movimenti (es. dondolio, battito delle mani).
Routine rigide e resistenza al cambiamento.
Interessi intensi e specifici (es. treni, numeri, animali, ecc.).
3. Differenze sensoriali
Iper- o ipo-sensibilità a stimoli sensoriali (suoni, luci, odori, tatto).
Reazioni forti a rumori forti o luci intense.
Ricerca o evitamento di stimoli sensoriali.
4. Sviluppo atipico
Alcuni bambini autistici parlano più tardi o sviluppano abilità in modo non lineare.
Talvolta abilità eccezionali in ambiti specifici (es. memoria, matematica, musica).
5. Funzionamento variabile
L'autismo è uno spettro: alcune persone necessitano di supporto significativo, altre sono altamente autonome.
Può coesistere con altre condizioni (ADHD, ansia, epilessia, ecc.).
ADHD
ADHD (acronimo in inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder)
DDAI (acronimo italiano Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività)
L’ADHD è un Disturbo dello sviluppo neurobiologico
I SINTOMI CARDINE DELL’ ADHD SONO:
DISATTENZIONE
IPERATTIVITA’
IMPULSIVITA’
Nell’ADHD sono coinvolte due caratteristiche:
Inattenzione, come incapacità di persistere nell’attenzione resistendo alla distrazione e difficoltà nella ripresa del compito dopo un evento distraente
Iperattività- Impulsività, come disfunzione dell’inibizione motoria e verbale
Nella medicina sono considerati disturbi se:
La condizione è caratterizzata da un grave deficit o da un’incapacità di adattamento
Produce un danno all’individuo (maggiore mortalità o morbilità o scadimento delle principali “Attività vitali”)
Le Attività vitali sono:
il funzionamento in famiglia, nel gruppo di coetanei, nel gruppo sociale, nell’apprendimento, nello sviluppo dell’autosufficienza, nel lavoro, nel matrimonio, etc.
L’ADHD soddisfa tutti questi criteri: E QUINDI E’ UN VERO DISTURBO
(Cfr. International Consensus Statement on ADHD - 2002 - Russell A. Barkley)
Il 40 % dei bambini con ADHD può anche sviluppare il DOP (Disturbo Oppositivo-Provocatorio), una condizione caratterizzata da aggressività cronica, frequenti esplosioni di ira e una tendenza a discutere, ignorare le richieste e di impegnarsi in un comportamento intenzionalmente fastidioso.
Questi bambini sembrano godere quando sono nel bel mezzo di un conflitto, non appena si inizia a discutere con loro si scivola sul loro terreno preferito.
Tendono a buttare l'esca della provocazione e i loro genitori continuano ad adescarla. Finché finiscono con il bambino in terapia familiare, chiedendosi dove hanno sbagliato.
Il modo di trattare un bambino con DOP colpisce tutta la famiglia e può gravare molto sul rapporto coniugale dei genitori.
In parte ciò è dovuto al fatto che amici e parenti tendono a biasimare il comportamento del bambino come causa di cattiva educazione genitoriale . La disciplina incoerente effettivamente può giocare un ruolo importante nello sviluppo del DOP, ma raramente è la sola causa.
La triste realtà è che le strategie di disciplina che agiscono efficacemente con i bambini senza questo disturbo, semplicemente non funzionano con i bambini con DOP!!!
Alla ricerca di diagnosi corrette:
Nessuno sa perché così tanti bambini con ADHD mostrino anche un comportamento oppositivo. In molti casi, tuttavia, il comportamento oppositivo sembra essere una manifestazione dell’ ADHD legata all’ impulsività.
Circa la metà di tutti i bambini in età prescolare con diagnosi di DOP manifestano l’aggravamento dei sintomi intorno agli 8 anni.
I ragazzi più grandi con diagnosi tardiva del DOP hanno meno probabilità di superarlo.
Se non diagnosticato/ curato correttamente il comportamento oppositivo può evolvere in Disturbo della Condotta, un problema ancora più grave del comportamento, segnato dalla violenza fisica, furto, fuga da casa…e altri comportamenti altamente distruttivi e spesso illegali.
Ottenere le corrette terapie:
Il bambino con ADHD che mostra segni di comportamento aggressivo/oppositivo ha bisogno di un terapia comportamentale adeguata. Dice il dr. Douglas Riley: "Se un bambino è così impulsivo o distratto da non riuscire a concentrarsi sulle terapie psico-educative che usiamo per trattare il comportamento oppositivo non si può arrivare molto lontano. Ecco perchè per molti bambini affetti da ADHD e DOP è un grosso aiuto la terapia farmacologica.”
Ma non bastano i farmaci per controllare il comportamento oppositivo.
Se un bambino mostra un grado lieve di DOP potrebbero bastare le tecniche di modificazione comportamentale insegnate ai genitori. Se il comportamento oppositivo invece è così grave da invadere troppo negativamente la sua vita a casa e a scuola, è davvero il caso di consultare un o specialista esperto nelle terapie cognitive comportamentali infantili specifiche.
Tradotto liberamente da: www.additudemag.com/adhd/article/879.html
ADHD - FATTORI DI RISCHIO E DI MIGLIORAMENTO
La maggior parte delle prime segnalazioni avviene tra i 6 –10 anni ed è durante la preadolescenza che il quadro inizia a modificarsi in base ai fattori di miglioramento o di aggravamento.
Tra i fattori di aggravamento rientrano:
Presenza di familiari con lo stesso disturbo: in circa la metà dei casi di bambini affetti da ADHD anche i genitori lamentano problematiche di iperattività o veri e propri problemi di Autoregolazione. E’ quindi ravvisabile da un lato l’influenza della componente genetica sottoforma di trasmissione dei caratteri, e dall’altro una componente ambientale legata all’ambiente di crescita (appunto per questo diviene necessario coinvolgere direttamente i genitori con il supporto del Parent-training);
Compresenza di altri disturbi;
Basso livello cognitivo (Q.I. 80-85);
Mancata accettazione del problema da parte di familiari e insegnanti.
Rappresentano, invece, fattori di miglioramento:
Buon funzionamento cognitivo;
Assenza di altri disturbi;
Comprensione/accettazione del problema da parte di insegnanti e familiari;
Presenza di poche regole comprese, condivise e non arbitrarie;
Atteggiamento riflessivo/comprensivo di chi circonda il bambino/ragazzo con ADHD;
Supporto di consulenza specialistica
Estratto da: L’ADOLESCENTE CON ADHD (di Eleonora Maj, Ester Barozzi e Viviana Pandolfi)


Cause e diagnosi
Quanto alle cause siamo intanto sicuri che siano genetiche e non cromosomiche, cosa che non favorisce il lavoro degli studiosi visto che i geni sono migliaia più dei cromosomi che sono solo quarantasei. Inoltre, la ricerca è arrivata a dire che forse si sta parlando di concause, più che si una sola causa, e di più geni coinvolti invece che di un gene solo.
Per riconoscere questa condizione è quindi necessario basarsi sull’osservazione del comportamento e l’unico modo un pochino più scientifico, anche se ancora poco usato, per le diagnosi dei lattanti è il tracciamento oculare, una tecnica con cui si traccia la traiettoria dello sguardo del neonato per capire se esso è socialmente indirizzato o se vaga senza un senso logico neurotipico.
Detto questo, per avere una diagnosi di autismo oggi i comportamenti dei pazienti vengono analizzati dai clinici secondo una batteria di test specifici, i cui risultati vanno ad essere inquadrati nei criteri del DSM 5. Questo viene fatto in strutture specializzate, definite di secondo livello, dove vi lavora una équipe di specialisti solitamente presieduti dal neuropsichiatra.
La Specificità della Diade Mamma/Bambino con Autismo
Secondo degli studi specifici fatti sulla coppia madre/bambino in situazione di gioco (Venuti, De Falco, Giusti et al., 2008) sono emersi dei fatti che contrastano con le vecchie obsolete teorie dell'autismo come problema fra madre e figlio.
Nello studio sono state testate madri di figli normotipici, madri di figli con ritardo mentale, madri di figli con sindrome di down e madri di figli con autismo. E si è visto che a parità di competenza materna ottimale, il rapporto era problematico solo per le madri di bimbi con autismo.
Questo significa che il funzionamento atipico dei bimbi con autismo, costringe le madri ad attuare comportamenti nei loro confronti ai quali non sono "biologicamente portate". Non ci si capisce sempre al volo e questo porta spesso le madri a sperimentare cali di fiducia in sé stesse e nelle proprie doti genitoriali e i bambini a situazioni di stress.
Si è anche visto che il pianto di un bambino con autismo è alto e senza momenti di pausa significativi, che porta biologicamente le madri ad attivare risposte più stressanti e a preferire un approccio verbale a uno fisico, cosa che lascia il bambino ancora più isolato.
Questo studio deve farci riflettere sul livello di impegno specifico che è richiesto ogni giorno ad una mamma di un bimbo autistico, e sull'importanza che ricopre il sostegno alla genitorialità anche e sopratutto sotto forma di parent training specifici, sostegno psicologico e terapie con mamma e bambino che insegnino come relazionarsi in modo corretto.
Tali madri devono imparare presto come comunicare in modo ottimale col figlio, cosa sia l'autismo e devono essere portate a riconoscere del tutto il lavoro immane che stanno facendo, senza cadere mai nei pesanti stereotipi della madre sbagliata e del bad parenting, che servono solo a giudicare ma non aiutano nessuno.
Sono aiuti ottimali quelli specifici che insegnano le modalità di funzionamento della mente autistica, fatti da personale specializzato e preparato; una madre non deve mai essere estromessa dal cerchio terapeutico che opera sul bambino.
Sono benvenute le persone comprensive che creano attorno alle madri un clima di fiducia e comprensione, che non creano sensi di colpa inutili, in madri che già ci annegano nei sensi di colpa, e che aiutano a vedere quanto si sia speciali e a riconoscere l'impegno e lo sforzo fatto fino a quel momento.
La diade madre bambino è la palestra che forma la mente, le emozioni e l'intelligenza di ogni bambino, aiutiamo tutti perchè questo sia possibile anche nell'autismo.
Francesca Tricarico
(Le riflessioni sono basate sulla lettura del capitolo 5 di Paola Venuti, "Intervento e riabilitazione nei disturbi dello spettro autistico", Carocci Editore, Roma 2014).
Ti invitiamo a cliccare sul link dell'articolo di Bradipi in Antartide per ulteriori approfondimenti su cos'è l'autismo QUI


Per una corretta diagnosi di una neurodivergenza è necessario rivolgersi ad un neuropsichiatra o, dalla maggiore età, ad uno psichiatra o centro di secondo livello specializzato.
